I bambini del futuro. Guida a una relazione felice con l’infanzia
CAPITOLO II
Osservazione e valutazione
Il caos nelle indicazioni pedagogiche.
Su come educare e allevare i figli si è detto tutto e il contrario di tutto: da alcune teorie troppo permissive degli anni ‘70 a quelle opposte che suggeriscono autoritarismi, durezze, punizioni di vario genere. E a peggiorare il tutto c’è una crescente confusione su questi temi, di voci contraddittorie e rumorose, perché in tutti i talkshow televisivi, nelle varie trasmissioni, e anche su Internet, tutti si sentono in diritto di prendere la parola e di dire la propria, impedendo così una vera distinzione di cosa sia veramente corretto, e cosa no. Tutti si improvvisano esperti esprimendo le proprie opinioni come se fossero verità; non resta posto per un rigore scientifico che sarebbe in questo caso di grande importanza. In tutto questo, i genitori e gli operatori dell’infanzia si trovano sempre più in balia di voci e idee differenti e contrapposte, per cui restano disorientati e reagiscono spesso con insicurezza, a volte con senso di incapacità, pensando che tutto sia molto difficile; oppure, al contrario, con eccessiva presunzione, pensando di non sbagliare mai, scegliendo le idee che più aggradano. E così accade che troppo spesso i genitori sono depistati dai veri bisogni fondamentali dei loro figli, e di come fare per evitare problemi a loro e a sé stessi. I messaggi contraddittori e i disvalori che circolano nella nostra società condizionano molto il mestiere di genitore, ma agiscono anche direttamente su bambine e bambini attraverso i mezzi di comunicazione oggi onnipresenti nella loro vita (televisione, videogiochi, Internet).
Ma esistono oggi delle certezze relative al mondo dell’infanzia?
Sì, indubbiamente esistono e sono molto chiare perché la ricerca sull’infanzia ha portato nuove conoscenze certe. Sappiamo come funziona la nascita e cosa accade a livello endocrino nel rapporto madre bambino, conosciamo il linguaggio del corpo nell’interazione bambino ambiente; sappiamo come funziona l’allattamento, il sonno, l’accudimento, e così via. Ed è proprio di queste certezze che il libro vuole parlare per essere finalmente una guida che faccia superare dubbi e confusioni.
Le condizioni dei piccoli, specie nelle culture tecnologicamente più avanzate, stanno diventando sempre più disagiate. Bambine e bambini di oggi sono più irrequieti, più agitati. Non tollerano regole e limiti, non tollerano i no. Fanno più capricci, vogliono tutto, sempre di più. Non si accontentano, chiedono lamentandosi o si arrabbiano molto spesso. Tollerano meno le frustrazioni e il dolore. Hanno più paure, oppure fanno di tutto per non sentirle, e finiscono per essere meno in contatto con la realtà. Pensano che tutto si possa fare, vorrebbero essere subito grandi e fare come i grandi, non con la loro splendida condizione di piccoli. Vediamo allora, in particolare, cosa possiamo osservare su di loro.
Come stanno veramente i nostri bambini?
È importante comprendere come stanno veramente i piccoli, indipendentemente da sintomi e problemi, perché ci possono già essere in atto alterazioni di funzionamento non facilmente visibili, che però potranno portare a problemi e disturbi successivi. Conoscere le alterazioni già in atto permette di intervenire preventivamente in modo semplice ed efficace. Si tratta di elementi che oggi sono ben individuati e determinati.
Cosa valutare, cosa guardare
È possibile guardare un bambino attraverso differenti angolazioni. Si può osservare, per esempio, il modo di muoversi (e non solo per rilevare se è ritardato rispetto a uno sviluppo normale): c’è da notare se ci sono movimenti prevalentemente ampi oppure piccoli, a scatti o morbidi, lenti o veloci, se si lascia andare o rimane sempre sul trattenersi. I bambini dovrebbero avere movimenti di tutte e due le polarità: il prevalere di una polarità rispetto all’altra ci segnala già la presenza di una alterazione. Un altro esempio è rappresentato dalle informazioni che ci vengono fornite dagli apparati fisiologici. Si potranno rilevare alterazioni se il respiro è prevalentemente toracico e poco diaframmatico; oppure, se in qualche parte del corpo c’è una tensione muscolare cronicamente presente; o ancora, se si rileva una sudorazione troppo frequente. Un respiro che, per continuare con questo particolare esempio, diventa prevalentemente toracico è un segno di vigilanza, di allarme, di un dover sempre affrontare le cose di petto, anche se non ci sono motivi di allarme esterni. La persona non se ne accorge, ma a lungo andare la funzione del respiro, alterata, produce effetti negativi sulle emozioni, sulle fantasie, sui movimenti, sui pensieri, portando verso disturbi e problemi futuri più o meno gravi.
Ma la cosa più importante è osservare le Esperienze Basilari del Sé [1]. Osservare se i bambini riescono a stare in alcuni momenti tranquilli e sereni, se possono “lasciare”, se vivono piacevolmente o meno l’Essere Tenuti, se provano meraviglia e stupore, se si abbandonano con facilità nelle braccia dell’adulto, se possono usare la Forza Calma, e così via. Tutto ciò ci permette di capire quanto sia integro o compromesso il loro sistema salute, la capacità vitale.
Intervenire, curare, prevenire
A proposito di quanto visto sulle caratteristiche della società di oggi, non si tratta di demonizzare gli avanzamenti della tecnologia e i nuovi media, non si tratta di sognare di tornare indietro, sia perché non è possibile sia perché ci sono grandi vantaggi che derivano dalle innovazioni.
È possibile, invece, conoscendo precisamente gli squilibri provocati, compensarli, minimizzare le alterazioni, ridare salute, benessere, pienezza di vita. Una volta ottenuti i dati delle reali condizioni dell’infanzia, si possono progettare in modo ben direzionato interventi di “riequilibrio”, per alterazioni già in atto, oppure di prevenzione primaria. E questo è possibile proprio perché si conoscono le Esperienze di Base.
Si possono dunque progettare attività adatte: laboratori messi a punto dalla psicologia Funzionale tesi a recuperare le Esperienze di Base più carenti o alterate; laboratori costituiti da movimento, respiro, voce, emozioni, immaginazione; il tutto svolto in modo piacevole e come gioco. È anche possibile progettare laboratori più tradizionali (danza, ceramica, pittura, musica, teatro, fotografia, informatica), ma in questo caso devono essere realizzati con determinate modalità affinché aiutino a recuperare le Esperienze di Base carenti o alterate. Si può fare danza con coreografie lente, o con movimenti intensi forti, esprimersi con leggerezza, con velocità, o con movenze che riproducono la tenerezza. E lo stesso si può dire per tutte le altre discipline espressive. E ciascuna di queste varie modalità sarà più adatta a recuperare l’una o l’altra delle Esperienze di Base. L’attività di riequilibrio e quella di prevenzione, per la loro grande importanza, dovrebbero essere normalmente presenti nella vita di tutti i bambini (e non solo di quelli a rischio o con problemi già evidenti); e divenire parte integrante di una cultura pienamente accettata nella nostra società.
Concludendo, bisogna aiutare genitori, insegnanti, operatori a comprendere pienamente l’importanza delle Esperienze Basilari del Sé, perché queste possono guidare in modo chiaro e semplice compiti, ruoli, modi di relazionarsi con l’infanzia.
[1] Le Esperienze di Base del Sé, sono le modalità in cui la persona si muove nel mondo, sono le esperienze fondamentali che il bambino vive e deve attraversare in modo positivo per avere uno sviluppo pieno e sano; e sono costituite da tutti i livelli psico-corporei dell’organismo umano (emotivi, cognitivi, fisiologici, sensoriali, motori).