Bambini, bambine e adolescenti in fuga dalla guerra
Consigli Psicosociali rivolti a educatrici, educatori, volontari e operatori
Se vi state relazionando con bambini, bambine e adolescenti ucraini in fuga dalla guerra, di seguito vi proponiamo alcune semplici indicazioni:
CONSIGLI per GLI ADULTI DI RIFERIMENTO
REAZIONI PSICOLOGICHE più comuni nei bambini/e adolescenti vittime di guerra.
Premesso che ogni bambino/a ragazzo e ragazza è unico/a e che le loro storie di vita e i loro trascorsi sono diversi, come anche i loro fattori di resilienza individuali, potremmo trovarci comunque di fronte ad alcuni sintomi comuni dati dall’evento traumatico che hanno appena vissuto:
• Isolamento dal gruppo
• Poche parole o mutismo
• Pianto improvviso e inconsolabile
• Disturbi del sonno e incubi notturni
• Ricerca costante di vicinanza degli adulti di riferimento
• Bisogno di movimento costante
• Spaesamento, disorientamento, stato confusionale e ancora
• Stati regressivi (uso del ciuccio per i più grandi, enuresi notturna) uso dei giochi adatti ai più piccoli
• Sensazione di impotenza
• Depressione
• Stato di esaurimento svuotamento
• Ansia
• Iperallerta
I casi più complessi devono essere sempre segnalati e immediatamente valutati da esperti del settore come: Psicologi dell’emergenza, Psicologi e Psicoterapeuti specializzati sul trauma per una prima valutazione e eventualmente un invio e una presa in carico da parte dei servi pubblici (es: Neuropsichiatria infantile).
*NON SOSTITUITEVI MAI A FIGURE PROFESSIONALI SPECIALIZZATE*
OSSERVARE PRIMA DI AGIRE
• Ritagliatevi un tempo per cogliere gli aspetti più evidenti sullo stato emotivo e psicologico dei minori, prima ancora di proporre attività strutturate. Dedicate un tempo congruo per guardare, osservare e capire chi avete davanti.
• Il gioco libero: soprattutto nelle prime fasi, può essere di grande aiuto per osservare come stanno i bambini, le bambine e gli adolescenti. Mettete a disposizione dei giochi di facile utilizzo, adeguati per le fasce d’età (costruzioni morbide, dido o pasta sale, colori, fogli, palla morbida, stickers, giochi da tavolo per i più gradi, carte, etc...)
Prima di proporre cambiamenti (vestiario, alimenti, etc..) assicurarsi che ci sia una loro autorizzazione, anche solo di sguardo.
COMUNICARE
Nelle prime fasi di conoscenza potete comunicate con i bambini, le bambine e i ragazzi con semplici gesti, in maniera prevalentemente non verbale: con il corpo, con uno sguardo calmo e rassicurante, con movimenti sempre lenti e mai scattosi che vi aiuteranno a mettere la basi per una relazione di fiducia.
Cercate di capire e memorizzare da subito i loro nomi (anche se poco usuali) e condividete il vostro. Il nome è un aspetto importante per il riconoscimento e la valorizzazione della propria identità, soprattutto in questo momento di spaesamento.
E’ sempre bene avere una mediazione culturale, un interprete o un traduttore che possa aiutarvi a comunicare con i bambini, bambine e adolescenti. Nel caso in cui non fosse possibile, avvaletevi di alcune App o siti che gratuitamente traducono nella loro lingua.
Attenzione a non fare troppe domande, in particolare sul loro viaggio, sulla guerra, sulla loro condizione di rifugiati. Saranno loro a decidere se e quando parlare. Chiedere questi aspetti potrebbe riattivare emozioni e ricordi recenti traumatici e negativi.
GIOCHI E ATTIVITA’
Se il bambino/a non ha alcun gioco con sé, cercate con delicatezza di scoprire insieme quali preferisce e fate scegliere senza proporre tante alternative. Non è la quantità dei giocattoli che conta! Il gioco è lo strumento che vi permette di entrare in relazione.
Cercate di reperire comunque giocattoli e materiale adatto alle diverse fasce d’età, evitando giochi troppo banali per gli adolescenti. Per esempio le carte da gioco per i più grandi sono molto apprezzate!
Nei primi momenti prediligete attività in cerchio di conoscenza con semplici giochi su nomi, ritmo e movimento. Se qualche bambino, bambina o adolescente non vuole partecipare, non insistete; sarà lui/lei ad inserirsi quando vorrà.
Prediligete giochi calmi e poco attivanti, probabilmente hanno ancora bisogno di recuperare le forze e familiarizzare con il nuovo spazio.
I disegni e la manipolazione sono da prediligere nelle prime fasi di accoglienza, ma attenzione alle “facili” interpretazioni dei prodotti in chiave psicologica! Se i bambini disegnano “la guerra” è normale, coerente con il loro vissuto doloroso. Se vi vogliono raccontare il proprio disegno, ascoltateli e valorizzare il loro prodotto, ma senza aprire riflessioni personali e diagnosi affrettate.
SE CHIEDONO AIUTO
• Rassicurali e mantieni la calma, ascoltali: possono essere turbati o sconvolti e hanno bisogno di dare senso a ciò che è successo. Chiedi immediatamente ad un esperto di intervenire per rispondere a questa richiesta!
• Se hanno visto qualcosa che li ha turbati, devi far sapere loro che non si devono sentire in colpa e che possono sempre parlarne con un adulto di riferimento.